Si tratta di un professore di Sociologia all’Università Erasmus di Rotterdam, un vero e proprio luminare nel campo della felicità. E’ direttore, con la collaborazione di 28 ricercatori, del WDH, «World Database of Happiness», una banca dati mondiale che raccoglie tutte le ricerche sulla felicità, al fine di determinare gli «indici della gioia» di ogni nazione. Il WDH accumula conoscenza sul tema e condensa le ricerche disponibili, organizzandole allo stesso tempo in modo che siano confrontabili: se vi è capitato che qualche sondaggista vi formulasse delle domande sull’argomento, è probabile che anche voi abbiate contribuito a arricchire il database di Veenhoven.
Tuttavia lo scopo ultimo del WDH non è solo raccogliere informazioni sull’argomento ma soprattutto aiutare chi governa un paese ad aumentare la felicità dei suoi abitanti e di conseguenza, per farlo, è necessario comprendere le condizioni che la determinano.
Veenhoven e il suo team raccolgono il materiale di altri ricercatori di tutto il mondo e da questa massa di dati vengono estratti gli studi coerenti con la loro definizione di felicità. All’interno di quest’ultimo gruppo si ricercano le informazioni relative al livello di felicità osservato, in genere basato sulle risposte a una singola domanda, del tipo: “Quanto sei soddisfatto allo stato attuale della tua vita? Rispondi con un numero da 1 a 10”. I risultati ottenuti sono poi interpretati con una scala standard e inseriti nel database con il profilo “Felicità nelle nazioni”.
Oggi ci sono dati comparabili relativi a 130 nazioni e in 15 di queste, l’arco temporale di analisi supera i 20 anni !
Infine, dopo decenni di ricerche, che cosa hanno capito della felicità queste persone ?
Ben sette cose: primo, la maggior parte delle persone sono felici (sarà vero ? n.d.t), anche se nei media si vedono spesso le miserie umane, ma i risultati di questi studi mostrano un quadro differente. Secondo, la felicità media è aumentata nella maggior parte delle nazioni negli ultimi 30 anni. Terzo, l’ineguaglianza tra le persone si è tendenzialmente ridotta. Quarto, la felicità media è ai massimi storici nelle nazioni moderne, nonostante le persone tendano oggi a essere critiche verso la propria società. Quinto, la felicità è maggiore quando vengono soddisfatti i bisogni umani universali piuttosto che non dal rispetto degli standard culturali di “vita agiata”. Sesto, la felicità è indice di efficienza. E come tale promuove l’efficienza, rendendo le persone più aperte e attive. Settimo, la felicità a un ruolo positivo sulla salute e le persone felici vivono più a lungo: a tal punto che le ripercussioni della felicità sulla longevità sono paragonabili a quelli dell’essere o meno un
fumatore !
Quali sono quindi le condizioni ideali che una nazione deve avere per garantire una felicità elevata della popolazione ?
La ricchezza materiale, in quanto le persone tendono a essere più felici nelle nazioni ricche. La libertà (politica, economica e sfera privata): per esempio la libertà di sposarsi con chi si ama, comprese le particolari inclinazioni sessuali (matrimoni gay). Un buon governo, indipendentemente da quale partito sia al comando infine la tolleranza: minori sono gli stereotipi negativi in un Paese e più felici sono mediamente i loro cittadini.
Alla luce di ciò quali settori che dovrebbero investire le nazioni occidentali per incrementare la felicità globale ?
A livello sociale si potrebbe massimizzare impegnandosi nel buon governo e nello stato di diritto: i governi
dovrebbero inoltre cercare di preservare le libertà e la tolleranza ma in particolar modo la felicità può anche essere incrementata notevolmente aiutando le persone a compiere scelte di vita più informate. Le ricerche mostrano ad esempio che non si riesce a prevedere come le decisioni incidano sulla nostra felicità. Un esempio classico è quello che le persone tendono a ambire ad un aumento di stipendio, come fine utile a massimizzare la felicità, ma sottovalutano allo stesso tempo l’effetto negativo del maggior tempo trascorso sui mezzi pubblici.
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