Abbiamo parlato la scorsa settimana del ciclo emozionale del cambiamento, oggi parliamo di un altro concetto assolutamente assimilabile al precedente ma soprattutto fondamentale per uscire dalla valle della disperazione (quella fase dove circa il 90% delle persone entra in uno stato di sconforto che genera l’abbandono dei progetti).

Il problema è da attribuire principalmente al lungo e lento progresso che precede generalmente il raggiungimento di un obbiettivo. Se rappresentiamo su un grafico lo sforzo necessario, esso, si manifesta in modo lineare per lungo tempo per poi, ad un certo punto, inarcarsi in modo esponenziale. Quando e in che modo la curva si inarca dipende da molti fattori spesso imprevedibili, ma comunque in maniera importante da quello che si è fatto prima: se abbiamo compiuto piccole ma costanti azioni in direzione del risultato voluto, otterremo a breve una crescita esponenziale positiva, se le azioni sono state invece incostanti e fortuite, molto probabilmente avremo una decrescita esponenziale. Alla luce di ciò non dobbiamo scoraggiarci se i risultati tardano ad arrivare, dobbiamo solo essere costanti e fare un piccolo passo ogni giorno nella direzione ambita.
Dopo un periodo di latenza più o meno lungo, si avrà molto probabilmente una serie concentrata di risultati.
Prendere coscienza di questo andamento, ci aiuta a mantenere alta la motivazione, perché sappiamo che all’inizio le nostre azioni daranno risultati marginali, ma ad un certo punto gli stessi passeranno da una crescita progressiva, ad una esponenziale. Succede la stessa cosa negli investimenti, in tal caso viene chiamato effetto compound (in italiano interessi composti).
Un altro effetto che ci tarpa le ali è la paralisi dell’analisi, la condizione in cui le persone diventano così coinvolte nella pianificazione che non iniziano alcun piano. Questo accade però nella fase iniziale ed è da attribuire generalmente alla paura di ciò che potrebbe accadere in caso di errore. Affrontare la paralisi dell’analisi è però fondamentale. Sicuramente dover affrontare un cambio di paradigma e uscire da una zona di comfort è sgradevole, ma non abbiamo alternative, rimandare all’infinito genera solo ansia e preoccupazione, oltre a farci perdere delle occasioni.
La difficoltà maggiore si manifesta quando non arrivano più feedback, ovvero quando ad ogni nostro sforzo in direzione dell’obbiettivo non abbiamo alcuna manifestazione tangibile da cui trarre un senso di progresso. Questa condizione di stasi crea le condizioni per mollare, ma è proprio in questa fase che bisogna essere temerari: purtroppo solo poche cose danno un feedback immediato, alcune richiedono invece lunghi periodi per generare i primi segnali. Certamente i feedback immediati sono altamente motivanti e creano un miglioramento continuo, ma i risultati più ambiziosi derivano purtroppo da attività a bassissimo senso di progresso e assenza prolungata di feedback. Ad esempio, le tecniche di memoria possono essere imparate e sperimentate immediatamente, questo crea un senso di progresso che invoglia a continuare e a migliorarsi, studiare medicina invece, è molto meno motivante, perché bisogna studiare per molti anni prima di poter sperimentare quello che si è studiato, di conseguenza c’è un periodo molto lungo, privo di feedback, in cui è facile perdere l’entusiasmo.
Conclusione
Meglio iniziare anche quando non si è completamente pronti (superando così la paralisi d’analisi) e fare piccoli e continui passi nella direzione dei nostri progetti, seppure consapevoli che potremo non avere feedback per molto tempo. Ma sarà solo la nostra testardaggine in questa fase a farci raggiungere la fase della crescita esponenziale e il raggiungimento del nostro obbiettivo.
Per favore commenta con il tuo vero nome e con linguaggio adeguato