Mai come nell’ultimo periodo si sente parlare di insetti come fonte alimentare e/o soluzione all’incremento di popolazione previsto entro il 2050, oltre 2 miliardi di persone in più agli attuali 7,5 miliardi.
Anche se il consumo e allevamento di insetti non è una novità nella storia dell’uomo, se guardiamo indietro era una pratica piuttosto comune negli anni passati, mentre è attualissima in molti paesi del mondo, come l’Africa, l’Asia e il Messico. Ad esempio in Italia, prima del 19 secolo, il baco da seta era un allevamento comunissimo (sebbene non destinato al consumo), l’Italia deteneva il record europeo (era solo superata a livello mondiale dalla Cina). Poi, a causa di un’epidemia di Pebrina1, gli allevamenti ebbero un crollo della produzione (da 50.000 tonnellate a 5.000 tonnellate), disincentivandone l’allevamento.
Gli insetti come soluzione
Come abbiamo visto il principale motivo per cui ci stiamo orientando al consumo / trasformazione degli insetti è l’incremento della popolazione previsto entro il 2050. Ma perché proprio gli insetti?
Diciamo che sono una delle soluzioni possibili, non l’unica; la più sostenibile in assoluto è in realtà il consumo di vegetali, come unica fonte alimentare, da parte di tutta la popolazione (ma anche la più difficile da attuare, viste le nostre abitutini alimentari e gli interessi che ruotano intorno ad essa). Un altra possibile soluzione è la carne di sintesi, ovvero la carne ottenuta in laboratorio da cellule staminali (ma anche questa difficile da attuare per il costo della tecnica e per la repulsione delle persone). Come terza opzione abbiamo il consumo di insetti, molto più sostenibile rispetto dell’allevamento di animali come i bovini, dove l’indice di conversione alimentare e l’accrescimento è decisamente scadente, mentre l’impiego di acqua e la produzione di scorie (ammoniaca, co2…) è decisamente elevato.
L’indice di conversione alimentare
Abbreviato (I.C.A), indica quanti kilogrammi di mangime (o unità foraggere) sono necessari per ottenere 1kg di carne. Più l’ago della bilancia pende verso il mangime e meno verso la carne, più alimentando l’animale abbiamo una maggiore inefficienza: l’animale mangia molto ma cresce poco. Viceversa, se l’I.C.A è più spostato verso la carne, otteniamo più carne a fronte di meno mangime.
Vediamo nel dettaglio in cosa consiste2:
Animale (kg di carne) |
Mangime necessario (kg) |
I.C.A |
Bovino |
5 |
0,20 |
Suino |
3 |
0,33 |
Pollo |
2,8 |
0,36 |
Insetti |
1,7 |
0,59 |
Come si evince il bovino è l’animale meno efficiente nella trasformazione in carne mentre gli insetti hanno un indice che è quasi il triplo. Il tutto va poi misurato con gli scarti di macellazione di ogni specie che per un bovio solo circa il 45%, per un insetto solo il 10%.
1 Pebrina malattia generata dalle spore di un mesozoo, presente sulle foglie del gelso; provoca l'atrofia del baco che non produce bava (il futuro filo serico). 2 La tabella è un’indicazione di massima, ci sono poi molti fattori che incidono su questo indice di conversione, ad esempio l’allevamento allo stato brado peggiora la conversione mediamente del doppio, oppure ci sono specie più produttive e altre meno. se poi lo stesso indice viene misurato fino alla macellazione, ovvero sulla carne pronta per la vendita, si ha un peggioramento fino ad oltre il triplo. Ad esempio il bovino passa da 0,20 a circa 0,059.
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Si capisce poco dalla tabella!
“L’indice di conversione alimentare abbreviato (I.C.A), indica quanti kilogrammi di mangime (o unità foraggere) sono necessari per ottenere 1kg di carne. ”
Per il bovino ICA 0.2?
Ciao Dallor,
grazie per il commento,
0,2 è l’indice ottenuto da 1 (1kg di carne) / 5 (unità foreggere), puoi vedere la stessa cosa qui http://www.federica.unina.it/medicina-veterinaria/zootecnica-speciale/tecniche-allevamento-carne-bovina/