Imparare meglio (e prima)

Esiste un numero infinito di metodi volti a migliorare la nostra capacità di apprendimento. La cosa curiosa è però il fatto che usiamo, generalmente, il metodo meno efficace (la lettura). Per capirlo introduciamo una vecchia ma sempre attuale raffigurazione, la piramide di Dale.

Premetto immediatamente che questa piramide va letta a grandi linee, per farsi un’idea di massima. Non fatevi impressionare dalle percentuali assegnate ad ogni metodologia: sono forzature che sono state invalidate nel corso degli anni. Questo non significa che le metodologie non si differenziamo per livello di coinvolgimento, tutt’altro, la polisensorialità è riconosciuta unanime dalla scienza dell’apprendimento.

Come possiamo vedere dalla piramide, abbiamo a disposizione varie metodologie, la più comune è sicuramente la lettura anche se, sappiamo per esperienza vissuta (e la piramide di Dale ce lo conferma), che ben poco di ciò che leggiamo viene archiviato nella nostra memoria, salvo che non vi sia un importante coinvolgimento emotivo. Ad esempio, se quello che stiamo leggendo ci porta alla mente un evento traumatico del passato.

Abbiamo poi tutti gli altri mezzi a disposizioni indicati nella piramide ma, come possiamo notare, il più importante è quello di insegnare agli altri. Non solo, se abbiamo acquisito le nostre competenze a fronte di una fatica particolarmente elevata, la memorizzazione è ulteriormente potenziata. Infatti, contrariamente a quello che possiamo pensare, la fluidità che incontriamo nell’acquisizione di un concetto è inversamente proporzionale alla nostra capacità di memorizzarlo. Più facciamo fatica e più la nostra mente lavora meglio e ci permette di acquisire la nuova competenza. Questa condizione viene definita dallo psicologo americano Robert Allen Bjork, desirable difficulty, ovvero difficoltà desiderabile: che possiamo sfruttare tutte le volte creando una situazione di difficoltà, come ad esempio sforzandoci a fare delle analogie con quello che si è letto.

La difficoltà desiderabile è assimilabile all’effetto generazione, che consiste nell’esporre il testo che abbiamo letto ‘mettendoci del nostro’, ovvero formulando una versione personalizzata dello stesso. La comune ripetizione a cantilena non ha lo stesso effetto, verrà memorizzato molto meno. Possiamo ad esempio sfruttare, se presenti, le domande a fine libro: purché implichino la formulazione di risposte aperte e non semplici quiz. Oppure si possono utilizzare le flashcard, le quali contengono su un dorso la domanda e sull’altro dorso la risposta. Quindi colui che deve memorizzare il concetto invita un soggetto a leggere la domanda e a verificare che la risposta corrisponda a ciò che è posto dietro alla flashcard.

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