Si tratta di un minerale indispensabile ad una moltitudine di funzioni, ma in particolare serve per veicolare l’ossigeno alle cellule e permettere la loro respirazione.
La sua concentrazione nel corpo oscilla tra i 3,5 e i 5g.
Mentre il 65-75% è indispensabile a tutti i processi biologici e circola nel sangue (sideremia) legato a particolari proteine di trasporto, il restante è di riserva nel fegato (ferritina), in forma inorganica.
Viene all’occorrenza mobilitato ai globuli rossi, tramite una proteina chiamata trasferrina.
Il ferro entra anche nella composizione dei globuli rossi, dei globuli bianchi (componenti del sistema immunitario), dell’emoglobina e, in combinazione con il rame, nella mioglobina (la riserva di ossigeno dei muscoli, che conferisce il tipico colore rosso)
Si distinguono principalmente due tipologie di ferro, quello eme e non eme, mentre il primo è contenuto in misura variabile intorno al 40% nella carni, e ha una biodisponibilità intorno al 20%, quello non eme, è prevalentemente contenuto nei vegetali, e la sua biodisponibilità oscilla dal 2 al 20%.
La carenza di ferro è molto diffusa, ricopre addirittura il 50% di alcune popolazioni, ma si genera molto lentamente, perché il corpo esaurisce prima tutte le riserve (anemia ferropriva), ed è in grado di rigenerarlo, riconvertendo quello ottenuto dalla distruzione dei globuli rossi.
I sintomi più comuni sono: stanchezza, apatia, stitichezza e pallore.
Un eccesso di ferro aumenta i radicali liberi e può causare seri problemi, perché, rispetto ad altri minerali, che l’eccedenza viene eliminata con l’urina, il ferro tende invece a depositarsi, causando numerosi complicazioni, come vomito, diarrea, nausea e, acidosi.
In ogni caso il corpo è dotato di un sistema di bilanciamento, che consiste nell’aumentare l’assorbimento quando c’è carenza, e diminuirlo quando c’è ne un eccesso.
L’assorbimento è ostacolato dai fitati e fosfati, invece è esaltato dalla vitamina C (acido ascorbico).
Il fabbisogno di ferro oscilla tra i 12mg/die e 18mg (e più)/die.
Ma in determinate condizioni aumenta: come in caso di emorragie, nel periodo dell’adolescenza e nelle donne in gravidanza (anche se viene in parte compensato dall’arresto delle mestruazioni).
Anche l’uso frequente di acido acetilsalicilico (Aspirina) ne aumenta il fabbisogno, poiché questo farmaco provoca spesso un sanguinamento a livello gastrico, poiché inibisce la sintesi delle prostaglandine.
Uno stratagemma per favorire l’assorbimento del ferro, può essere quello di consumare, a stomaco vuoto, carne cruda in associazione alla vitamina C (anche il succo di limone va benissimo), che riduce il ferro ferrico (non eme) in ferroso (eme). Gli alimenti di origine vegetale più ricchi di ferro sono i fagioli, i ceci e il tofu. Contrariamente a ciò che si pensa gli spinaci non sono particolarmente ricchi di ferro, anzi, se consumati con alimenti ricchi di ferro ne diminuiscono la biodisponibilità.
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