Negli anni trenta fu chiesto ad alcune giovani suore cattoliche di scrivere brevi saggi sulla propria vita. Le monache descrissero gli eventi più significativi della loro infanzia, le scuole che avevano frequentato, le proprie esperienze religiose e le motivazioni che le avevano spinte a diventare monache. All’inizio quei documenti vennero usati per valutare il percorso religioso, ma poi finirono per essere archiviati e cadere nell’oblio.
Sessant’anni più tardi, quegli scritti sono finiti in mano a tre psicologi dell’Università del Kentucky, che li hanno presi in considerazione nel contesto di un più ampio studio sull’invecchiamento e sulla malattia di Alzheimer. Deborah Danner, David Snowdon e Wallace Friesen hanno letto i saggi autobiografici delle suore e li hanno classificati in base al contenuto emozionale positivo, prendendo nota delle ragioni che le portavano a provare felicità, interesse, amore e speranza. Ciò che hanno riscontrato è sorprendente: le suore che avevano espresso più emozioni positive sono vissute fino a dieci anni più a lungo di quelle che ne avevano espresse meno. Questo guadagno in termini di aspettativa di vita è addirittura più cospicuo di quello ottenuto da coloro che smettono di fumare !
Un altro studio durato due anni ha preso in esame oltre duemila cittadini messicani, residenti negli Stati Uniti e con più si sessantacinque anni di età. Lo studio rilevò che la mortalità delle persone che manifestavano principalmente emozioni negative era due volte maggiore rispetto a quello dei soggetti con temperamento gioioso.
C’è ancora uno studio che dimostra quanto lo stato emozionale positivo influenza l’aspettativa di vita e, anche se già un po’ datato, vale comunque la pena di citarlo: 25 anni fa circa 255 studenti di medicina vennero sottoposti ad un test della personalità per misurare il loro grado di ostilità; recentemente sono state analizzate le loro cartelle cliniche e il risultato è stato anche in questo caso eclatante: i più aggressivi avevano avuto problemi cardiaci in misura ben 5 volte superiore rispetto ai meno collerici.
Un altro buon motivo per essere di buon umore 😉 !
Aldo
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