Si consumano addirittura 720 miliardi di tazze all’anno nel mondo, di cui circa 600 a testa per gli italiani.
Il caffè arrivò in Italia (Venezia) nel XV secolo insieme ai carichi di spezie, e fu proprio a Venezia che si apri la prima bottega in Europa del caffè.
Riguardo alla sua scoperta vige una leggenda del 850 a.C, secondo cui un pastore yemenita Haldi, mentre osservava le sue pecore brucare delle bacche rosse di un’arbusto, si accorse che diventarono particolarmente vivaci. Costui provò ad assaggiarle, trovandole gradevoli e con un effetto piacevolmente tonico.
Il caffè appartiene alla famiglia delle Rubiacee e ne esistono circa 40 varietà (anche se quelle ad uso alimentare sono appena 4 e vengono classificate sotto il nome di Eucoffea). Viene coltivato in molte zone del mondo, ma il produttore maggiore rimane in Brasile.
Le 4 varietà Eucofea sono:
– Liberica. Specie a taglia piccola con foglie e drupe molto grandi, ogni seme arriva a pesare fino a 2g.
– Stenophylla. Ha semi molto piccoli, neri a maturità ma aroma poco gradevole.
– Robusta. Fioritura abbondate, semi più piccoli rispetto all’ arabica e ricchissimo di caffeina (la varietà Colombiana “extra Medellin” può raggiungere il 3%). Si tratta di una varietà coltivata abbondatemene perché molto produttiva, resistente alle malattie e alle condizioni atmosferiche avverse.
– Arabica. Costituisce il 70% della produzione mondiale L’albero ha un’altezza che oscilla tra i 3 metri e i 10, ma viene mantenuto a 3 per favorire la raccolta. Ha una fioritura breve ma particolarmente “bella a vedere”, i fiori sono bianchi e profumatissimi (si sentono a chilometri di distanza).
Il caffè verde può rimanere immagazzinato per moltissimo tempo e l’invecchiamento lo migliora: si riduce l’acidità e si migliora il corpo. Il sapore amaro viene conferito quasi ed esclusivamente dalla caffeina.
Da un punto di vista nutrizionale il caffè, in quantità non eccessiva, è sicuramente un piacere, solo l’eccesso può causare dei problemi: gastrite in particolare ma anche un super lavoro dei reni, del fegato e la perdita di calcio nelle urine (viene rilasciato per bilanciare l’acidità).
Il decaffeinato un tempo era ottenuto con l’ausilio di solventi chimici, mentre oggi si utilizza l’acqua calda e l’anidride carbonica sotto pressione.
Il caffè (infuso) contiene poco sodio (72mg) ma moltissimo potassio (2020mg) che combinato alla caffeina, svolge un’azione fortemente diuretica; contiene inoltre ferro (4,1g) e calcio (130mg).
Un caro saluto
Aldo Bongiovanni
Ciao Aldo.
Ti linko questo articolo che equipara il caffè ad un vero e proprio veleno, oltre a definirlo anti etico per vari motivi…
http://www.benesserericchezza.com/caffe-si-caffe-no/
L’articolo è un po’lungo da leggere ma, secondo me, offre molti spunti di riflessione.
Un saluto
Grazie Daniel per il link, lo leggo volentieri.
Ciao
Aldo
“Il caffè contiene poco sodio (72mg) ma moltissimo potassio (2020mg) che combinato alla caffeina, svolge un’azione fortemente diuretica; contiene inoltre ferro (4,1g) e calcio (130mg).”
Io credo sia da specificare se si tratta di quantità presenti nell’infuso o nel chicco maturo/essiccato/tostato/ecc. Altrimenti si genera gran confusione.
Grazie mille per la precisazione, lo scrivo immediatamente !